Il Bar Picchio

Lo confesso: anch’io, come 2472394549154 hipster milanesi, specie se sedicenti musicisti, ho un debole per il Picchio. A mia discolpa dico che lo conoscevo da prima che diventasse praticamente il circolo degli artisti – o dei diseredati – di Porta Venezia, ma so anche che dicono tutti così.

Qualche anno fa ti fermavi a bere uno spritz con le San Carlo in tutta tranquillità senza troppe rotture di maroni, adesso te lo trovi intasato di sosia brutti di Tommy Paradise che se la tirano quanto lui pur avendo 1/10 delle sue groupies (pure loro al Picchio). Poi però ci sono anche adorabili umarèll con la schiena ricurva, studènti in filosofia (cit. Ivan Graziani), eccentrici froeusen (si legge “frozen”) e i Tropea, una boyband di tipo 10 (?) ragazzi che attaccano bottone e stickers ovunque.

Ringrazio Carmen del Picchio per avermi concesso uno spritz, un ciupicchio (il chupito del Picchio) e qualche fugace risposta nonostante ci fosse già il delirio alle cinque del martedì.

Cosa ordineresti al bancone del tuo bar se tu non fossi tu?

Uno spritz, ovviamente!

Traccia l’identikit del tuo miglior aficionado.

Dipende dall’orario. Di pomeriggio ci avviciniamo alla zona vintage, arzilli over 80 che vengono qui per prendere un caffè, un amaro e fare quattro chiacchiere; la sera, invece, c’è il delirio: attori alle prime armi, musicisti del MiAmi, Francesco Pierantozzi e suo fratello Alcide, Pietro del clan Ferragni, l’artista Davide Genna – che ha fatto addirittura una mostra qui da noi – e i Tropea, che vedi seduti lì. Ah poi anche la Michielin, il direttore d’orchestra di Lo Stato Sociale a Sanremo, uno dei Baustelle, Annalisa la cantante dai capelli rossi e Vinicio Capossela.